«La
privazione è la madre della poesia, scrisse nel suo romanzo più bello, Il gioco
preferito. Lo cominciò che era il 1960. Lui stava a Londra, era poco più di un
ragazzo, sopra a tutto giocava a flipper, frequentava artisti e andava a
puttane. Oggi, a settantatré anni Leonard Cohen ha strizzato quella convinzione
fino all'ultima goccia. Si è privato di tutto, tranne di ciò che ritiene
essenziale. Una donna, la bellissima Anjani Thomas, 48 anni, sua ex corista e
adesso cantante solista: "Questa immensa donna che a volte viene da me al
mattino prestissimo e mi strappa via dalla pelle".
La poesia,
che attraversa dalla prima all'ultima riga Il libro del desiderio appena uscito
in Italia da Mondadori. Qualche canzone: "Il mio tempo sta per finire
eppure non ho ancora cantato la vera canzone, la grande canzone". Il
cuore: "Non vuole saperne di arrendersi". E Dio: "È così
divertente credere in Dio". Il resto è uno scroscio d' applausi dietro i
ricordi.
Lui asciuga
la parola fino all'epitaffio."Ho già scritto tutto ciò che potevo scrivere
per quelle che erano le mie capacità. Ho detto tutto. Mi sorprendo quando
qualcuno dimostra ancora interesse per il mio lavoro". Leonard Cohen è
tornato a Montreal, gli piace parlare dei suoi luoghi. Così gli domando dove
preferisce lavorare. "Su una scrivania completamente sgombra. Sopra c' è
soltanto il computer e una piccola stampante. Mio figlio Adam dice che le
stanze di casa mia hanno tutte il medesimo aspetto. La scrivania è di legno di
pino vecchio, tre metri di lunghezza per uno e mezzo circa di larghezza. Un
uomo che conoscevo piuttosto bene, un devoto avventista del settimo giorno e
artigiano della vecchia scuola, l' ha costruita per me vent' anni fa".
- Trascorre
molte ore della giornata a quella scrivania?
"Sì.
Penso, disegno, guardo fuori dalla finestra. Spesso c'è un uomo dentro un
furgoncino super attrezzato, o forse blindato..., che vende gelati ai
bambini".
- Vive da
solo?
"Al
mattino mi piace svegliarmi da solo. La mia compagna vive a casa sua, non
lontano da qui. Mia figlia Lorca sta nell'appartamento al piano di sotto. Lei
ha due cani, si chiamano Toast e Nova. Nova è prossima alla fine, cammina a
fatica anche nei brevi percorsi".
- Lei ha
sempre incarnato l'animo dell'ebreo errante. Questa volta si fermerà?
"Non
credo. La strada è troppo lunga, il cielo è troppo vasto, il cuore
errante è finalmente senza dimora".
- Il suo
ultimo libro è infatti il racconto di un lungo viaggio. Il viaggio di una vita.
Maestri, amici, amore, religione, rimpianti e sconfitte. Lei disse: "Ho
imparato, scrivendo canzoni, che più si è intimisti più si parla di temi
universali. I sentimenti di una persona diventano quelli di tutti". È
ancora così?
"Credo
di sì. Ho scritto una canzone che si chiama Lullaby. Dice: se il tuo cuore è
trafitto, non mi chiedo il perché, se la tua notte è lunga, questa è la mia
ninna nanna. Vorrei che qualcuno pensasse a me così".
- Nel '73,
durante la guerra del Kippur, lasciò Los Angeles e andò a Tel Aviv per
arruolarsi. Oggi che cosa significa per lei essere un ebreo?
"Nient'
altro che un gruppetto di persone raccolte intorno a un tavolo in un venerdì
sera con la luce soffusa".
- Eppure l'onda antisemita è tornata a gonfiarsi in molte
parti del mondo. Dall'Iran di Ahmadinejad alla vecchia Europa. È preoccupato?
"Mi fa venire voglia di farle la stessa domanda. Lei
non è preoccupato? Molti anni fa, il mio amico Irving Layton (uno dei più
grandi poeti canadesi del '900 scomparso un anno fa, ndr), scrisse un libro
intitolandolo L'Europa e altre brutte notizie. È una lezione attualissima e che
andrebbe riletta".
- Lei è stato per molto tempo nel monastero zen di Mount
Baldy, a pochi chilometri da Los Angeles, un luogo dove torna spesso. Ha preso
il nome di Jikan il silenzioso e ha seguito il maestro Kyozan Joshu Roshi.
Perché?
"Avevo bisogno di rigore, poi è nata l'amicizia con
Roshi che dura da quasi 40 anni. Roshi ha compiuto cent' anni lo scorso primo aprile. Eravamo seduti di
fronte a un bicchiere di vino rosso un paio di anni fa. Ha sollevato il
bicchiere, mi ha dato un pugno sulla spalla e mi ha sussurrato: 'Scusami se non
muoio'".
- Ora è
tornato in Canada. È stato richiamato dalle sue radici o l'hanno deluso l'America
e il presidente Bush?
"Dopo
l' 11 settembre ho cominciato a sentire il desiderio di rientrare, di radunare
amici e familiari. È un buon modo per esprimere e condividere reciprocamente la
preoccupazione. Trent' anni fa ho scritto una canzone che si intitolava La
moglie zingara. Diceva: troppo presto per l' arcobaleno, troppo presto per la
colomba, questi sono gli ultimi giorni, questa è la tenebra, questo è il
diluvio. Allora quei versi riproducevano il mio stato interiore, oggi
rappresentano lo stato esteriore. Non ci vuole molto a indovinare che non ho
alcuna simpatia per il mio tempo".
- Ha
dimostrato di avere scarsa simpatia anche per la politica. Il suo disimpegno è
stato molto criticato.
"La mia risposta è inevitabilmente attutita. È troppo tardi per le critiche.
Vede, l'ho scritto più di una volta per chi ha letto i miei libri e ascoltato
la mia musica: perdonatemi se ho sprecato il vostro tempo".
- Dicono di
lei: è un guru, un maestro, un filosofo. L'hanno accostata a Dante Alighieri
per come sa trasformare le storie dell'umanità quotidiana in visioni
metafisiche. È un paragone in cui si riconosce?
"No. È
un paragone assurdo che non accetto. Persino in questi anni di grande
permissivismo, non possiamo né dobbiamo permettere che vengano meno le regole
fondamentali. Che venga meno il buon senso".
- Molte
donne hanno camminato nella sua vita e nelle sue canzoni. L'hanno amata e sono
state amate. Che cos' è il sesso?
"Un
momento di riposo su un letto di spine".
- E che
cos'è l'amore?
"The
background, quello che viene prima. Se preferisce, il sottofondo".
- A 73 anni ha paura della vecchiaia?
"Le
rispondo con un' altra frase di Irving Layton che faccio mia: non è la morte a
preoccuparmi, ma i preliminari".
- Nel suo
ultimo libro Philip Roth scrive che la vecchiaia non è una battaglia, ma un
massacro. Come ci si difende?
"In un
solo modo. Con l'amnesia".
- Nel rock
chi sarà l'erede di Leonard Cohen?
"Non
ho notato nessuno che si accapiglia per il mio mantello".
- E lei che
cosa desidera?
"Vivere, amare, leggere libri di nobili princìpi e
ideali e fingere di uscirne diverso. E ascoltare ogni tanto le canzoni di Nina
Simone. Quando qualcuno le suona".»