Stavo per andare a dormire quando la radio ha dato la notizia che Leonard Cohen, scrittore, poeta e cantautore ha distanza di pochi mesi ha raggiunto la sua Marianne. Musa ispiratrice di almeno due delle sue più belle canzoni: “So long Marianne” e “Bird on a wire.”
Cohen era
l’eminenza grigia di un piccolo pantheon di cantautori estremamente influenti
che emersero tra gli anni Sessanta e Settanta. Solo Bob Dylan esercitò
un’influenza più profonda sulla nostra generazione, e forse solo Paul Simon e
la sua connazionale canadese Joni Mitchell lo eguagliarono come poeti della
canzone”.
Mi piace
ricordarlo con un brano della lettera che scrisse alla sua Marianne in punto di morte.
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"E
allora, Marianne, è arrivato questo tempo in cui siamo entrambi molto vecchi e
i nostri corpi cadono a pezzi. Penso che ti seguirò molto presto. - scrive
Cohen nella lettera - Sai che ti sono così vicino che se allungassi la mano,
potresti toccare la mia. E sai che ti ho sempre amata per la tua bellezza e la
tua saggezza. Ma non c’è bisogno che ti dica più nulla di tutto questo perché
sai già tutto". ”
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Solo dopo due giorni Marianne perse conoscienza e si addormentó per sempre.
Io per
salutarlo invece di “So long, Marianne” ho scelto “Hallelujah.”
Lui capirà.
Thanks Leonard, you are GREAT.