I riti del 31 dicembre: origini, leggende e trovate discutibili...!!


Chissà perché la gente a Capodanno si sente obbligata a divertirsi…da secoli!?
Smaltiti a fatica pranzi e cene di Natale è già tempo di pensare a come affrontare il veglione di Capodanno…che poi, a voler essere pignoli, è quello dell’ultimo dell’anno. A parte per chi va in montagna per la settimana bianca, anche se di bianco quest’anno in giro c’è gran poco, e chi va al caldo per postare su Instagram le sue foto in spiaggia in stile calciatore-tamarro, per chi resta in città c’è sempre il problema di cosa fare per trascinarsi almeno fino a mezzanotte e non sentirsi dei reietti.
In ogni caso, sia che partecipiate ad una festa super figa o che vi ritroviate in un sottoscala con l’orchestra del maestro Canello ad intrattenervi, ci sono alcuni elementi inevitabili ogni ultimo dell’anno.Intorno alle 20 viene trasmesso a reti unificate limmancabile e noiosissimo discorso del Presidente della Repubblica che cerca di rassicurare la nazione ed infondere speranza nei pochi disperati che a quell’ora sono davanti alla tv a guardare lui…Una mezz’ora soporifera che stronca quel poco entusiasmo per la nottata che abbiamo davanti.
Poi arriva il momento del cenone che in pratica è solo il secondo tempo di quello affrontato a Natale: per riempire le tavole di qualsiasi cosa ogni anno viene sterminata mezza fauna dell’Adriatico e delle Alpi, ma il piatto che non può proprio mancare è lo zampone con le lenticchie.
Il legume rappresenta un augurio di abbondanza: nell’antichità ci si scambiava ciotole ricolme di lenticchie sperando che con l’anno nuovo si trasformassero in monete d’oro.Se la tavolata ci ha dato dentro con le bottiglie è probabile che ad un certo punto quelli più storti inizino a limonare tra loro, trovando simpatico farlo sotto una corona di vischio. Anche questa è una tradizione che risale all’antichità, precisamente alla mitologia celtica, e rappresentava un auspicio di protezione e buona sorte.
Non bisogna dimenticarsi poi di indossare dell’intimo rosso, che rappresenta amore e fortuna oltre che un auspicio di fertilità sia maschile che femminile.La parte più folkloristica è inevitabilmente quella a ridosso del brindisi, con i simpaticoni che iniziano a scuotere gli spumanti e gente che si è vista due volte nella vita che si scambia promesse di bene eterno. Allo scoccare della mezzanotte, con conto alla rovescia dettato obbligatoriamente da Barbara D’Urso su Canale 5, ha inizio il pandemonio: nelle città mediamente civilizzate si accendono i bastoncini scintillanti o, se proprio si vuole osare, fontane e razzetti sparati dalle bottiglie; altrove invece sembra di essere catapultati improvvisamente a Damasco: bombe carta grandi come meloni che scuotono i palazzi, razzi che fanno invidia a Putin, gente che spara in aria (ma a volte anche no) e che lancia lavatrici dalle finestre. Quest’ultima usanza si rifà alla tradizione antica di spaccare vasi e bicchieri per liberarsi delle negatività accumulate durante l’anno. Il problema è che a volte la cosa sfugge di mano e la mattina dopo qualche poveretto si ritrova con la macchina sfondata (o la testa la sera stessa).L1 del nuovo anno è ormai tradizione guardare il TG per vedere il bilancio di queste simpatiche usanze e scoprire se si è vinta la scommessa con l’amico ubriaco sul numero di falangi saltate a Napoli e provincia.
Quando l’euforia comincia a scomparire, ti ritrovi con un mal di testa da spumante di bassa qualità, con il fegato che chiede pietà per i grassi che gli hai fatto arrivare e con la certezza che l’anno che vai ad affrontare sarà uguale in tutto e per tutto a quello appena passato, nonostante i tanti buoni auspici della sera prima.
Per chiudere, giusto un minimo di cultura: la notte dell’ultimo dell’anno è detta anche di San Silvestro, dal nome del Papa poi diventato santo che si celebra appunto il 31 dicembre. Fu sotto papa Silvestro che il cristianesimo si diffuse enormemente a Roma, grazie soprattutto al fatto che Silvestro riuscì a convertire la madre dell’Imperatore Costantino, che era una fedele del giudaismo, umiliando proprio davanti a lei quattro rabbini in una disputa teologica.
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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.

Mettiamo le cose in chiaro

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