Un freddo cane oggi. Ancora un Natale a Stoccolma. Ritorno da casa di mia figlia a piedi, come al solito, imbottito come un pupazzo di neve: due maglioni e un cardigan, giacca a vento, sciarpa stretta al collo, guanti e anche una coppoletta con paraorecchi di lana soffice. Ma sì, il sole c’e’ stato oggi lassù, ma era pallidino e ha combattuto di continuo con delle nuvole sottili e veloci sotto il soffio sibilante di un vento siberiano alquanto nordico. Qualche fiocco di neve leggerissimo stasera, quasi trasparente, scende lento, ma diventa una sberla quando ti sfiora la guancia. C’è poca gente a piedi e, come spesso accade ogni volta che si avvicina Natale, mi sento solo e un po’ angosciato. Poi ho anche dei pensieri, mi preoccupo delle mie persone care lontane, con cui a volte mi riesce difficile comunicare nonostante tutta questa benedetta tecnologia. La distanza, sempre questa distanza brutale, straziante ed eterna…Ma insomma, continuo il mio cammino, che posso fare? Si va avanti, senza guardare molto in giro, cercando di non farti tormentare troppo dai giochi crudeli della vita.
A volte poi t’immergi nell’immaginario, e pensi solo a ciò che non ti fa soffrire; ti aggrappi ai ricordi piacevoli ma miti, oppure a cose tangibili e accessibili, vicine, vicinissime, semplici e tranquille. Pepparkakor. I biscottottini allo zenzero, bruni e profumati di spezie, dolci, friabili, adorabili così decorati con colori brillanti e allegri, a forma di tutte le cose che può fabbricare la fantasia di un bambino. Tradizionalissimi per il Natale svedese, non c’e famiglia che non ne faccia almeno una dozzina.
La gioia dei piccoli, deliziosa attesa del Natale, come l’albero, lo Schiaccianoci e le stelle di carta alle finestre. Per anni e anni, quando i miei figli erano piccoli, all’inizio di dicembre mia moglie cominciava a preparare la pasta aromatica delle pepparkakor, quella tinta calda e confortevole, morbida e arrendevole sotto il matterello, che poi tagliava con le tantissime formine per biscotti, accumulate in tutti quegli anni in passati in Svezia.
Così ieri pomeriggio, la cucina di mia figlia come per magia si è riempita delle risate e voci alte e spensierate dei suoi figli e dei loro amici e amiche, ed io (subito offertomi come volontario) li ho aiutati a decorare i più di cento biscotti fatti il giorno prima. E ho contribuito allo svolgersi di una fiaba in mille tinte: ometti e donnine vestiti da festa, alberelli di Natale, stelle, pupazzi di neve, renne, fiocchi di neve, ghirlande, uccelli, angeli dalle ali velate di zucchero…!! Adesso, mentre apro la porta di casa, ne sento il profumo invitante di cannella, zenzero, noce moscata, che viena del cartoccio che porto stretto sotto il braccio e poi li vedo lì, teneramente adagiati in un piatto bianco IKEA sopra la tavola da pranzo, in attesa di essere messi nella scatola di metallo che tiro fuori solo a Natale, i classici pepparkakor svedesi.
Conforto istantaneo, un’aria di festa, di ricordi di tempi felici, quando tutte queste emozioni che ora mi lacerano l’anima erano ancora quiescenti. Prendo in mano un pupazzetto di neve, con tanto di cappello e la sciarpa celeste, paffuto e ridente, e scappa anche a me un sorriso.
Eccovi la ricetta: spero che vi procuri una scintilla di gioia. Buon Natale!💓💓💓
Ingredienti: (per più di 100 biscotti...sottili!)
270 g di farina
90 g di burro
70 g di miele (tipo millefiori)
60 g di zucchero di canna
25 g di zucchero semolato
1 cucchiaio raso di cannella in polvere
una punta di cucchiaino di chiodi di garofano in polvere (o tritati)
1 cucchiaino di lievito per dolci
90 g di acqua.
Fate cuocere a 170°C per circa 10 min, poi sfornate e lasciate raffreddare su una griglia.
E come ho giá detto. Si conservano benissimo in scatole di latta e Buona Fortuna😅😅😅
E come ho giá detto. Si conservano benissimo in scatole di latta e Buona Fortuna😅😅😅
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