“Il libro di
Natale” (Iperborea 2012, titolo originale Julklappsboken och andra berättelser,
traduzione di Maria Cristina Lombardi) è una raccolta di otto racconti della
scrittrice svedese Selma Ottilia Lovisa Lagerlöf (Sunne, 20 novembre 1858 -
Sunne, 16 marzo 1940), già autrice di “La saga di Gösta Berling” (1891) e del
romanzo capolavoro “Il viaggio meraviglioso di Nils Holgersson” (1907). Autrice di
numerosi romanzi e racconti basati sulla vita svedese del passato, maestra
elementare, Selma Lagerlöf, per Marguerite Yourcenar “la più grande scrittrice
dell’Ottocento”, prima donna Premio Nobel nel 1909 e prima donna a essere
nominata fra gli Accademici di Svezia nel 1914, era nata nel Vӓrmland, storica
regione della Svezia situata al confine con la Norvegia.
Il Vӓrmland,
ammantato di neve durante la stagione invernale, è da sempre abitato da gente
semplice la cui cultura affonda le radici in un profondo spirito religioso che
sconfina nella superstizione e nel misticismo. Le saghe e le leggende
raccontatele dalla nonna paterna negli anni dell’infanzia erano rimaste
impresse nel cuore e nella mente di Selma, la quale per tutta la sua vita restò
legata alla tradizione orale della sua terra. Quella tradizione orale che resta
uno dei più vivi esempi dell’arte scandinava per eccellenza, quella del
raccontare. C’è tanto folklore delle tradizioni nordiche in queste storie senza
tempo di grande e semplice profondità, ideali da scoprire o da riscoprire
durante la festa più magica dell’anno. Nel racconto Il libro di Natale, il
primo della raccolta, l’autrice descrive la sera della Vigilia di Natale, dove
la protagonista solo dopo una lunga attesa vede realizzarsi il suo desiderio
più grande.
“Siamo tutti seduti intorno al grande tavolo a
ribalta la sera della Vigilia di Natale a Mårbacka. Papà è a un capo e la mamma
all’altro. C’è zio Wachenfeldt, che occupa il posto d’onore alla destra del
babbo, e zia Lovisa, Daniel, Anna, Gerda e io”.
Le bambine si
trovano sedute di fianco alla loro mamma, una da una parte e una dall’altra,
perché sono le più piccole. La famiglia ha già mangiato il merluzzo, il budino
di riso e le sfogliatine. Piatti, cucchiai, forchette e coltelli sono stati
sparecchiati, ma la tovaglia è lasciata, le due candele a più bracci fatte in
casa bruciano nei loro candelabri in centrotavola e intorno ci sono ancora il
sale, lo zucchero, l’ampolliera e un grande boccale d’argento pieno fino
all’orlo di birra di Natale.
Tutti rimangono
ai loro posti in attesa della distribuzione dei regali. In nessun’altra casa,
da quelle parti, si usa distribuire i regali di Natale a tavola dopo il
tradizionale risolatte.
“Ma è una vecchia consuetudine a Mårbacka e
a noi piace così”.
Niente è più
eccitante come aspettare, ora dopo ora, per tutta l’interminabile serata,
sapendo che il meglio deve ancora venire. Il tempo passa lento, lentissimo,
fino a quando la porta si spalanca e compaiono le due domestiche travestite da
capre di Natale che trascinano due grandi cesti pieni di doni fino al posto
della padrona di casa. Gli occhi delle bambine brillano e le mani tremano
quando la mamma tira fuori il primo pacchetto senza fretta, leggendo il nome
del destinatario, che lancia grida di gioia.
“La sera che ricordo è quella dei miei
dieci anni, e me ne sto seduta a tavola nella più spasmodica attesa”.
La piccola sa
bene il regalo che vorrebbe, ma quelli che finora ha ricevuto nell’ordine sono:
un cestino da cucito dalla mamma, un piccolo portaspilli ricamato da Anna, un
ditale d’argento da zia Lovisa. La sorellina Gerda le ha cucito un campione di
iniziali,
“così d’ora in poi potrò marcare da me le
mie calze e i miei fazzoletti”. Tutte cose molto
carine, ma “se poi non mi arriva proprio quello che voglio?”. C’è una
tradizione a Mårbacka che dice che la sera della Vigilia di Natale quando si va
a dormire si ha il permesso di leggere un libro nuovo finché si riesce a stare
svegli.
Il tono è solo apparentemente ingenuo, è un trucco
del mestiere di un’artista che sa trasformare il folklore delle tradizioni
nordiche in storie senza tempo di grande e semplice profondità. Perché è la
complessità che si nasconde dietro la normalità a interessarle, la ricca
varietà della vita, e la buona novella che c’è sempre un destino diverso che
aspetta chi lo vuole cercare. Anche in un libro regalato a Natale.
*****