Sfidando
temperature proibitive, nei mesi invernali qui si radunano viaggiatori
provenienti da tutto il mondo. La ragione che li spinge ad affrontare 3 o 4
coincidenze aeree e mezz’ora di vestizione ogni volta che si tratta di mettere
il naso fuori dal tepore dell’albergo, si chiama aurora boreale.
Il “Blue
Hole of Abisko” è forse il luogo migliore al mondo per osservarla. Circondato
da montagne che ostacolano le precipitazioni, assicura agli Aurora Hunters 200
giorni all’anno di cielo limpido.
I prossimi due anni con i loro picchi di attività solare, sembrano gli anni in cui le probabilità di assistere ad aurore spettacolari sono tra le maggiori della decade in corso.
I prossimi due anni con i loro picchi di attività solare, sembrano gli anni in cui le probabilità di assistere ad aurore spettacolari sono tra le maggiori della decade in corso.
Sì, perché
le “luci del Nord” non sono tutte uguali, né è sufficiente varcare la fatidica
soglia del circolo polare per osservarle.
Nelle
immediate vicinanze dell’albergo, in venti gelidi minuti una seggiovia porta
all’Aurora Sky Station, situata a 1000 metri di altitudine sulla vetta del
monte Nuolja (il “monte che tiene lontane le nuvole”, secondo le popolazioni
Sami). Qui, l’assoluta mancanza di inquinamento atmosferico e luminoso
trasforma le lunghe notti di caccia in sogni a occhi aperti. L'aurora
sopra il monte Nuolja, il monte che, secondo le popolazioni Sami "tiene
lontane le nuvole" Mentre
sorseggio un succo di lampone artico caldo, incontro i miei 7 compagni
d’avventura, provenienti da Inghilterra, Olanda, Francia e America, tutti
accumunati della passione per il cielo, e incontro Chad Blakley che, stregato
dalle luci del Nord, si è trasferito ad Abisko dal lontano Wyoming, per
studiare e fotografare l’aurora, che d’inverno organizza safari fotografici
notturni.
Chad ci ha
fornito preziosi consigli per consentire a noi e alla nostra attrezzatura
fotografica di sopravvivere a temperature inferiori ai -30°C. Fotografare a
queste temperature non è uno scherzo. Oltre a rischiare l’amputazione delle
dita ogni volta che si tolgono i guanti per modificare le impostazioni
della macchina, bisogna anche evitare
gesti troppo bruschi o affrettati. Dopo un’intera notte all’aperto, macchina e
cavalletto si trasformano in fragilissimi pezzi di ghiaccio metallici. Quindi,
niente telecomandi a filo perché si spezzerebbero, solo a infrarossi; niente
autofocus, né sulla macchina né sull’obbiettivo se si vuole riportarli a
casa integri, e numerose batterie di
scorta, perché il tempo di resa a queste temperature è un terzo della normale
durata. Nel gruppo c’è stato chi in 5 ore ne ha usate ben 4!
Eravamo partiti con la speranza di fotografare un’aurora di
livello 3, grado di tutto rispetto, dominato da archi e nastri poco dinamici di
colore verde, dovuti alle particelle che interagiscono con gli atomi di
ossigeno ad un’altezza compresa tra i 100 e i 300 km di quota. Le mie
aspettative sono state ampiamente superate nella notte tra il 25 e 26 gennaio,
quando un flare classificato M9 ha raggiunto la terra dando vita alla tempesta
magnetica più forte degli ultimi 7 anni. Come ogni
pomeriggio, anche quel giorno eravamo riuniti davanti al proiettore per
commentare le foto della sera precedente, quando Chad arrivò di corsa nella
sala per le proiezioni.
Agitava il cellulare urlando le previsioni di SpaceWeather: quella notte era prevista un’aurora di grado 6. Ci disse che era stato appena contattato da National Geographic. In nord America era previsto cielo coperto, perciò la tempesta magnetica sarebbe stata visibile solo in Scandinavia: volevano un servizio fotografico. Nessuno di noi si capacitava della nostra fortuna. Dopo un breve breafing, decidemmo che quella sera non saremmo saliti all’Aurora Sky Station, ma ci saremmo diretti sulle rive del lago ghiacciato, all’interno del parco naturale di Abisko. Dove Lodge aveva una capanna per gli attrezzi, davanti alla quale avremmo potuto accendere un fuoco, indispensabile per scaldarsi in quella che si profilava come una lunga notte. Cenammo velocemente perché eravamo tutti preda dell’eccitazione.
Agitava il cellulare urlando le previsioni di SpaceWeather: quella notte era prevista un’aurora di grado 6. Ci disse che era stato appena contattato da National Geographic. In nord America era previsto cielo coperto, perciò la tempesta magnetica sarebbe stata visibile solo in Scandinavia: volevano un servizio fotografico. Nessuno di noi si capacitava della nostra fortuna. Dopo un breve breafing, decidemmo che quella sera non saremmo saliti all’Aurora Sky Station, ma ci saremmo diretti sulle rive del lago ghiacciato, all’interno del parco naturale di Abisko. Dove Lodge aveva una capanna per gli attrezzi, davanti alla quale avremmo potuto accendere un fuoco, indispensabile per scaldarsi in quella che si profilava come una lunga notte. Cenammo velocemente perché eravamo tutti preda dell’eccitazione.
Chad ci disse di coprirci il più possibile, fuori c’erano -32°C. Indossammo un intero
guardaroba: quando ci incontrammo fuori dalla porta eravamo irriconoscibili gli
uni agli altri. Solo gli occhi erano scoperti.
Trainando su un bob la legna per il fuoco, arrivammo al lago
dopo mezz’ora di cammino. Ognuno scelse dove posizionare il cavalletto. Quella
notte sarebbe terminata otto ore dopo, alle 4 del mattino. Occorrono dosi massicce di pazienza e resistenza, perché
l’aurora ama celarsi, e dopo una prima, lattiginosa apparizione ha latitato per
ore prima di apparire in tutto il suo cangiante splendore. Qualcuno è
stato sul punto di rinunciare, perché il freddo era, semplicemente,
insostenibile. Ma quella notte non si poteva davvero: sapevamo che probabilmente
non saremmo più stati tanto fortunati. Così ci scaldammo saltando, correndo e
ballando intorno al fuoco.
Quando finalmente la vedemmo prendere forma con luci che
vorticavano tumultuosamente avvolgendo tutta la volta celeste, contro un cielo
tempestato di stelle come raramente accade di vedere nella vita, la vista ci
lasciò ammutoliti. Ma fu solo
un momento, prima di abbandonarci a grida di gioia e abbracci commossi tra
compagni di avventura che fino a pochi giorni prima erano perfetti sconosciuti. Abbiamo
osservato incantati tutte le possibili forme dell’aurora, dai semplici nastri
che si arrotolavano e arricciavano, ad archi pulsanti fino alle strutture più
complesse come tende e corone. L’intensità era così elevata che, in alcuni
momenti, alle quote più alte comprese tra i 300 e 400 km, è stato possibile
osservare il colore rosso.
Fotografarla
non era semplice, il movimento era talmente rapido che persino un’esposizione
di 3 secondi risultava eccessiva. Dopo ore di fotografie abbiamo deciso
di sdraiarci e abbandonarci alla vista di quel meraviglioso spettacolo della natura. Nessuno di
noi potrà mai dimenticare la notte in cui il nostro sogno è diventato realtà.
NB: Guardate il video quá sotto. Ne vale veramente la pena.
NB: Guardate il video quá sotto. Ne vale veramente la pena.
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Posted by Alessandra
Farina in Aurora Hunters: (Cacciatori di Aurore)
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