E’ nella filosofia di Ikea: tanti servizi, tante coccole ai clienti, costi contenuti… Entrate nel percorso guidato per il parcheggio. Basta seguire le frecce della segnaletica orizzontale… L´illusione di stare a Stoccolma dura poco un inserviente mi indica un cortello con scritto sopra “ P-pieno” e mi invita gentilmente ad uscire. All`uscita indovinate chi c’è …? l’immancabile parcheggiatore abusivo autorizzato (autorizzato dagli altri abusivi) che dice: “Dottó venga che c`è posto” Va bene. Proseguo secondo le sue indicazioni facendo attenzione a due macchine che arrivano contro mano. Per uscire naturalmente la strada da fare è minore se esce si dall`entrata. E’ questione di principio: la benzina costa. Quindi c’è sempre un romano contromano. Ma è anche questione di territorio: "chi so’ sti cazzo de svedesi che comannano a casa nostra?!" Va bene. E’ Ikea via Anagnina.
Il parcheggio si trova seguendo le indicazioni del parcheggiatore abusivo autorizzato. Se piove Ikea naturalmente fornisce all’ingresso del negozio le bustine trasparenti per contenere gli ombrelli bagnati ed evitare lo sgocciolamento in giro. A Roma per evitare che il romano distratto dimentichi la busta o ne faccia scorta per chessò uso di congelatore il parcheggiatore abusivo autorizzato vi risparmia la fatica di cercare il sacchetto (si presume che voi siate passati già per i negozi Ikea sparsi in Italia, e siate quindi alla ricerca dei sacchetti: rinunciate, non li trovereste mai). Costo: Dottò faccia lei!
Mettiamo
che non piove. Avrete guadagnato l’ingresso e cercate il posto per depositare
il figliolo al seguito. Rinunciate: all’inizio c’era il servizio di baby
sitting. Ora non c’è più: i bimbini romani saltano, rotolano, si moltiplicano, si
rompono e i genitori chiedono i danni. Se non avete figli cercherete
matite e metro di carta. Rinunciateci:
prima di voi è passata la famiglia Proietti che ha bisogno di matite in
quantità industriale. Comincia il giro. Ci sono le stesse frecce orizzontali
del percorso parcheggio. E’ inutile: cercate di orientarvi seguendo i cartelli
affissi al soffito che indicano i settori. Se c’è contromano in auto immaginate a piedi.
I settori
più belli sono quelli dell’abitazione tipo, dei divani, delle cucine e delle
camere da letto. Nel primo troverete la classica famiglia composta da suocera,
suocero, giovane coppia con quattro bambini, zia e zio, nipoti e amici degli
zii che guardano con aria di superiorità la gigantografia di un fichetto
svedese che tutto sorridente dice: “Vieni a vedere la mia casa, io vivo in 30
meri quadrati”. E nei trenta metri sono compresi camera da letto, soggiorno,
salotto, cucina, bagno e studio con un intricato sistema di armadi a muro e
soppalchi. La famiglia allargata, che vive tutta nella stessa casa di 30
metri quadrati. Passa oltre. Nel reparto divani Ikea dà il meglio di sé nella
dimostrazione della resistenza dei suoi prodotti: può resistere un divano letto
alla pressione di quattro bimbi più nonna che è ”stracca morta” e je gira
"la brocca"?!" può! Nel
reparto cucine scoprirete che i romani hanno bisogno di un miliardo di
scomparti per tutte le conserve che si producono mediamente in una famiglia.
Nel reparto
camere da letto i romani non si soffermano: manca lo stile barocco roccocò in
vero truciolato laccato del finto stile impero che si usava a Venezia ai tempi
del Doge. Il vostro giro ovviamente prosegue sempre tra la transumanza
pluridirezionale. E in tutta questa “ammucchiata” vi accorgerete che lo svedese,
sì i termini svedesi sono molto simili a certi termini italiani. Che ne
so: il divano Klippan è come il flipper,lampa "è na lampadina" e così
via…
Vi siete stancati? avete fame? c’è il ristorante. A Stoccolma troverete tavoli da otto
dove sono sedute due persone, o quattro che tra loro non si conoscono. A Roma
troverete due tavoli da otto opportunamente accostati per far spazio alla
famiglia. Troverete
che l’angolo dei condimenti e accessori ha oliera e acetiera legate con lo
spago al carrello, così come il cavatappi. E lo spago non è un filo continuo,
ma una cordicella con una serie di nodi, perché lo spago si taglia, lo
strumento si porta a tavola e, se va bene, si riporta al carrello e si
riannoda. A Stoccoma vedrete una fila ordinata. A Roma nonostante le transenne
c’è sempre l’ingorgo in un punto: quello delle posate. Non chiedetemi il
perché. A Stoccolma ci sono i vassoi. Anche a Roma, ma a Roma hanno aggiunto il
carrello stile areoporto: potrete inserire i vassoi ben impilati per tutta la famiglia
che occupa i due tavoli da otto accostati.
Dopo pranzo
viene il bello. C’è il mercato. Si scende al piano terra. Quella scritta enorme
che campeggia (mercato) è un’istigazione a delinquere per i romani. Se non vi
siete mai accostati a un mercato romano non potete capire. Dunque, nel mercato
del negozio Ikea ci sono quei cestoni cubici dove è depositato sempre lo stesso
oggetto ma in quantità industriali. Il romano, per il solo fatto di trovarsi in
un posto con la scritta “mercato”, deve scegliere: “Pija questo che è mejo!”,
“No, pija quest’altro”. E’ così. Non
perdetevi il reparto tessili, dove ci sono i tessuti a metraggio per le tende.
Assisterete a splendide disquisizioni tra commessi e clienti sull’arredamento
di mia cognata Domidilla che ha un mezzanino vicino a quello di zia Carolina su a Monte Mario. Avete presente il mezzanino all’angolo vicino alla
salumeria da "Il norcino de Norcia?”. La vostra visita sta per
concludersi, arriva il momento delle casse.
La fila non c’è: c’è il girotondo.
Dopo aver pagato forse dovrete impacchettare qualcosa: ci sono i banchi con la
carta da imballaggio gratis. Gratis significa gratìs, non a metro. E la carta
da imballaggio in una casa romana serve sempre. Come i cataloghi di Ikea.
Gratis anche quelli e in una famiglia allargata non si può litigare per chi
debba sfogliare il catalogo per primo. Avete finito la vostra giornata di
shopping al’Ikea? bene, adesso fate attenzione all’uscita.

Ovviamente non vi aiuta a caricare la spesa. “Dottò
avete speso tutti li sordi?, nunè che ve c`è avazato cuarche cosa NO è…?!”
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