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Morire di
freddo in una notte di gennaio e il Papa offre le auto del Vaticano per
ospitare i clochard.
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MAH.
Arriva il
momento in cui l’indifferenza ha questo nome. Lo rivendica perché è così. Qui
le strade si dividono, perché alcuni cancellano un pezzo di sé, altri lo
tengono tra ciò che sono stati e ne fanno memoria per il futuro, altri ancora
si tengono indifferenti, ma percepiscono spine di attenzione dolorosa. Infine
ci sono quelli che venerano la realtà e quindi vivono nel momento, in questo
caso l’indifferenza è assoluta. Ognuno si colloca dove sta meglio, o forse,
lasciatemi il dubbio che si ricerchi altro, che l’essere non sia sempre
prigioniero del piacere e dell’utile. Credo che ci sia una sopravvalutazione
dell’utile, che questo irrompa assieme al razionale dall’ homo oeconomicus, e
che cerchi di organizzare le vite oltre il loro benessere esteriore. Non è
sempre stata questa la teoria e non è neppure la realtà, l’uomo è altro insieme
all’utile, e questo gli permette di mantenere contraddizioni senza paura. Ciò
vale anche per l’indifferenza. In realtà il gran regolatore è il tempo che
seppellisce ciò che non si chiude.
E se spesso
si sanno pezzi di cose e nell’aria ci sono storie che sembrano, è meglio star
zitti e lasciarsi confondere.
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