A queste
latitudini si aspetta con ansia il disgelo, tanto che poi te ne resti lì in
piedi come uno stupido, ad ammirare l’incanto del sole non più nascosto dietro nuvole grigie.
Poi i tuoi
occhi si spostano sul grande lago, solcato dal vaporetto sul quale un minuto
prima saresti voluto salire per farti portare lontano da tutto e tutti.
Lasci che
il vento ti accarezzi il viso, come fosse il tocco morbido e caldo di una
madre, e delicato come quello di un amante.
Senti che
finalmente il tumulto che hai dentro si alleggerisce e riprendi il controllo
del respiro, e di quel muscolo chiamato cuore.
E così
scopri quale meraviglioso anestetico sia, la primavera e la bellezza che la
circonda.
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