Forse sarebbe stato meglio emigrare alle Maldive.


Il tempo incerto di questi ultimi giorni con sprazzi di sole alternati ad innaspettate nevicate notturne mi ha fatto ripensare che quando ero piccolo avevo un sogno: andare a vivere alle Maldive. Mi ci svegliavo di notte, sognavo costantemente quelle palme in riva al mare che si riflettevano in un acqua cristallina, calda, piena di pesci colorati. In ogni tema scolastico in cui potevo spaziare con la fantasia, l’argomento preferito era sempre lo stesso: io immerso nelle calde acque maldiviane. Poi crescendo mi sono reso conto che forse un’isoletta 4×4 mi stava un po’ stretta e allora le mie scelte ricadevano su luoghi sempre esotici ma un po’ piu’ “larghi”: Costa Rica, Messico, Australia, Cuba ecc. 
Quando mi sono sposato ho incominciato a viaggiare, complice il classico viaggio di nozze ho visitato il Kenya, poi via via altri Paesi che fino a qualche anno prima per me erano sogni nel cassetto; fino a quando sono rientrato nella classica categoria di quelli che se hanno il pane non hanno i denti e così via. Negli ultimi anni il mio raggio di azione si è notevolmente accorciato e conoscendo molto bene l’Italia, ho visitato alcune capitali europee, complice anche la mancanza di risorse economiche. Quello che non sapevo da giovane era che, crescendo, sarebbero cambiati anche i miei gusti, sarebbe cambiato anche qualche Paese, per via di guerre civili o disastri ambientali, e quindi qualche viaggio l’ho accantonato.
Ora che ho qualche anno in piu’, la mia mente pensa costantemente a un unico viaggio come meta finale, un viaggio che mi è stato ispirato da un film, un viaggio che comunque rispecchia sia i miei sogni piu’ reconditi,  l’amore che ho per una lingua che mi scalda l’anima: lo spagnolo. Il sogno nel cassetto è quello di partire dal centro America e scendere giu’ giu’ fino all’ultimo lembo di terra dal quale tentare di scorgere i primi ghiacciai antartici; un viaggio impegnativo, lungo, che richiede tempo e risorse; di tempo forse ne avro’, di risorse meno e allora mi ingegnerò in qualche modo.
Ogni viaggio che ho fatto mi ha arricchito un po’ di più, mi ha regalato qualcosa che porto con me, mi ha insegnato sopratutto che è bello conoscere persone e culture diverse, sentirsi uguale a tanti altri e sopratutto godere di alcuni panorami unici, immensi.
Viaggiare è per me come una bella donna: va prima ammirata, poi conquistata e infine tenuta dentro di me affinchè mi scaldi l’anima con quelle emozioni che solo lei mi sa dare.
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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.

Mettiamo le cose in chiaro

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