Certo, una seconda Pasqua come questa non me la sarei mai aspettata. Neanche a inventarmela una cosa del genere neanche nelle mie fantasie più audaci. La Pasqua ai tempi del coronavirus. Per il secondo anno consecutivo niente bella e animata festa a casa di mia figlia, la tavola imbandita nella sala da pranzo con la lunga tovaglia giallo-paglia come sfondo allegro e primaverile, l`altro mio figlio, mio genero e i loro piccoli. Chiuso in casa, timoroso di avventurarmi anche al supermercato. Niente colomba delle Tre Marie quest’anno; ribadisco, esco poco. Però in compenso mi è arrivata una pizza di Pasqua dalla Piccola Città, bella fragrante, profumata.
Un’altra Pasqua un’altra primavera, tanto per dire, il
tempo non è un granché oggi e naturalmente un’altra pizza pasqualina fatta
con le mani di nonna Caterina (fa anche rima…) Bella, grandissima, dorata,
profumata d’arancio, alchermes e vaniglia. La regina della Pasqua della Piccola Città è stata di nuovo creata nella cara vecchia cucina italiana. Ma
sì, certo che nonna Caterina si preoccupa sempre tutti gli anni, verrà bene? Riuscirò ad inpastare la pasta senza buchi? Si gonfierà troppo nel forno? Si
romperanno dei pezzetti della crosta…? Ma no, tutto va sempre bene e l’aroma
della mia infanzia nella Piccola Città inonda questa mia casa in cima al mondo a Stoccolma. Sarà
consistente ed allo stesso tempo morbida e fragrante, dolce e aromatica,
perfetta con un tazzone di caffè. Anche il giorno dopo a colazione. Stamattina vi
offro dunque la pizza di nonna Caterina cari amici italiani, svedesi ed
italosvedesi, con l’augurio di gioia e pace e di ricordi emozionanti che vi accompagneranno
per tutta la vita.
Buona Pasqua Anime Belle!❤❤
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