L’ultima arroganza.




Sempre più spesso ci viene chiesto di uscire dalla sicura conchiglia delle abitudini, è il nuovo che ha una sua urgenza perché già preannuncia che poi puzzerà di stantio. In questo starebbe il cogliere l’occasione. 

Non so voi, ma spesso mi sento inadeguato alla possibilità e allora attingo alla sconsideratezza oppure cerco di fare sapendo che l’errore è compreso in ciò che farò, ma sono cosciente del senso del limite.
Per questo mi sorprendono i sicuri di tutto, quelli che salgono qualsiasi asperità: o sono tanto bravi oppure hanno perso la nozione del dubbio.  Sembrano intrisi di quella che sembra essere costante novità, il farsi senza traccia in una infinita serie di sensazioni che non muta davvero e non fa proprio il nuovo ma lo considera già vecchio nel momento in cui si manifesta, quindi trascurabile e transitorio. 
E questo presunto nuovo è già abitudine, privo di vero cambiamento.
Invece penso che l’unico modo per vivere tutte le età mantenendo la capacità di stupirsi, sia quello di far proprio ciò che non ha riferimenti, che non ricade nella consuetudine e che per questo ci spinge a mutare.
Non è forse questa la giovinezza ossia la perenne sensazione di non essere adeguati e al tempo stesso la voglia di inglobare in noi il mondo? E questo sentirsi inadeguati non è la spinta a superarsi per quanto è possibile nel fare, insoddisfatti ma anche onesti del dire il proprio limite? L’inadeguatezza e il cogliere l’occasione stabiliscono un equilibrio tra coscienza e volontà, non diventano arroganza, eppure procedono. 
Dovrebbero essere qualità di chi si trova ad avere potere, invece accade di rado, pare sia meglio seppellire il nuovo con il nuovo. Definirlo vecchio, incessantemente finché non verrà uno davvero nuovo a seppellire l’ultima arroganza. Buonanotte anime belle. (Nell`ultima foto si vede Chicca durante la passeggiatina serale prima di andare a nanna)
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(💓Willyco-in alto, senza parere per nonno Franco a Stoccolma💓)

Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.

Mettiamo le cose in chiaro

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