All`autore di “Quel che resta del giorno” il Nobel per la letteratura.

Oggi l`Accademia di Stoccolma (Svenska Akademien) ha assegnato allo scrittore giapponese naturalizzato britannico Kazuo Ishiguro, il premio Nobel per la letteratura 2017, noto per i romanzi “Quel che resta del giorno (The Remains of the Day) ” e “ Quando eravamo orfani (When We Were Orphans.” Ishiguro succede a Bob Dylan, insignito del Nobel l’anno scorso. Lo scrittore, recita la motivazione dell’Accademia, “in romanzi di grande forza emotiva ha scoperto l’abisso nascosto dietro il nostro illusorio senso di connessione col mondo”. Nato a Nagasaki nel 1954, è vissuto in Gran Bretagna dall’età di sei anni. Il suo ultimo romanzo, “Il gigante sepolto” è uscito nel 2015. Lo scrittore si è detto “incredibilmente lusingato” per la vittoria del Premio Nobel per la Letteratura. 
“E’ un onore incredibile, soprattutto perchè significa che sono sulle orme dei più grandi autori che ci sono stati, quindi è un encomio incredibile”, ha detto alla Bbc. Il 62enne ha raccontato di essere stato avvertito della notizia mentre era al computer per scrivere un’email: “Pensavo fosse una bufala in questi tempi di fake news, non ci ho creduto per un bel po’”. 
“Il laureato di quest’anno è uno scrittore brillante e anche ricercato”, ha spiegato Sara Danius, segretario permanente dell’Accademia di Stoccolma all’agenzia TT dopo l’annuncio aggiungendo che “Quel che resta del giorno” è un “capolavoro” scritto da uno “scrittore di grande integrità” che ha sviluppato il proprio “universo estetico”. In un’intervista del 1989 con il Bomb Magazine, Ishiguro aveva dichiarato di essere “attratto da ambientazioni pre e post conflitto perché sono interessato ai valori e agli ideali che vengono messi alla prova e alla persone che devono confrontarsi con l’idea che i loro ideali non erano quelli che avevano ritenuto fossero prima che iniziasse il test”. In un’altra intervista rilasciata all’ex premio Nobel Kenzaburo Oe nel 1991, lo scrittore aveva spiegato che il Giappone di cui parla in molti dei suoi libri “è il suo personalissimo Giappone immaginario” perché è legato alla “mia storia personale. Da bambino sono stato sottratto alle persone che conoscevo, ai miei nonni, ai miei amici. Non ho potuto dimenticare il Giappone perché mi sono dovuto preparare a tornarci. Quindi sono cresciuto con un’immagine molto forte nella mia mente di questo mio altro Paese, un altro Paese molto importante con cui ho avuto dei legami emotivi”. Nei lavori più recenti Ishiguro ha inserito anche degli elementi di fantasy. In “Non lasciarmi”, un racconto ambientato in un presente distopico pieno di flashback, lo scrittore ha introdotto un “sottofondo freddo” di fantastico. “Se mescoli Jane Austen e Franz Kafka ottieni in poche parole Kazuo Ishiguro, ma devi aggiungere anche un po’ di Marcel Proust al mix. Mescola ma non troppo e otterrai i suoi romanzi”, ha aggiunto Danius. Ishiguro, che nella sua vita ha raccontato di aver desiderato di essere una rock star, “un nuovo Dylan o qualcosa del genere”, non era tra i favoriti per vincere il Nobel di quest’anno. Adesso lui e Dylan hanno qualcosa in comune.
(fonte afp) 
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Quando eravamo orfani.
Per Christopher Banks tutto sembra essersi fermato quando, da bambino, gli sono stati misteriosamente rapiti i genitori. Fino a dieci anni è cresciuto come un orfano nella ricca Shanghai dell'oppio, per poi essere affidato alle cure di una zia nell'austera Inghilterra. Londra anni Trenta: Christopher è ormai un famoso detective privato, ma dietro ad ogni caso brillantemente risolto grava l'enigma di quel rapimento. Poco importa se in quegli anni proprio a Shanghai si sta innescando la scintilla che porterà il mondo alla rovina. Banks, infatti, ritiene che anche il massacro insensato della guerra sia un caso risolvibile per un buon investigatore, magari con l'aiuto del suo strumento feticcio, la lente di ingrandimento.
 (Annotation Supplied by Informazioni Editoriali)
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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.

Mettiamo le cose in chiaro

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