Astrid Lindgren e gli stereotipi sugli italiani

Ieri rovistando in cantina mi sono trovato tra le mani alcuni libri di quando mia figlia era adolescente la mia attenzione si è soffermata in particolare su uno dal titolo ”Kati i Italien” ( Kati in Italia) scritto da Astrid Anna Emilia Ericsson passata alla storia come Astrid Lindgren....
Si propio lei la mamma di”Pippi Långstrump”  (Pippi Calzelunghe) e di Emil che ne combinava di tutti i colori e lo rinchiudevano nella legnaia e lui intagliava statuine di legno per ogni marachella.
Ma veniamo a " Kati", e qua vengo agli stereotipi del titolo, devo riconoscere che sono riamasto molto sorpreso che una signora come Astrid Lindgren, che ha creato bambini pazzerelli per i bambini pazzerelli non è riuscita a non cadere nei più classici streotipi e pregiudizi svedesi.
Kati è una ragazza svedese abbastanza anonima ( dice lei… una un pò bruttina diremo noi…), non una gran bellezza insomma e coi capelli scuri. La sua amica Eva invece, è la classica svedese, gran bella ”gnocca”, e biondissima, di quelle che ”rimorchiano” anche se hanno la faccia gonfia per il mal di denti. Accade che Eva vince un viaggio in Italia e si trascina dietro Kati.
 Stereotipo numero uno: le due arrivano in Italia in treno e Eva, guardando due uomini che parlano alla stazione muovendo le mani come scalmanati, dice a Kati "guarda poverini, sono sordomuti", salvo poi aprire il finestrino e scoprire che i due parlavano vorticosamente agitando le mani.
Battuta di Kati: " penso che se ad un italiano tagliassero le mani inizierebbe a balbettare".
Stereotipo numero due: le due amiche vanno al ristorante . C'è un bell'uomo ad un tavolo che ha l'aspetto da grande studioso finchè non inizia a mangiare gli spaghetti e farseli entrare nel colletto della camicia. Io in tanti anni che vado al ristorante ho visto gli spaghetti mangiati in ogni modo ma mai nessuno che se li è ficcati nel colletto della camicia.
Stereotipo numero tre; e ora arriva il più radicato di tutti, quello della superiorità della razza svedese su tutte le altre. Eva e Kati in giro per Firenze stanno guardando delle borse in una vetrina quando Kati, adocchiando un bell'uomo scuro di capelli, dice, ovviamente in svedese : " a me piace molto quello scuro" . Eva, credendo che parli delle borse le risponde che lei preferisce quelle chiare e si becca una gomitata nelle costole finchè si rende conto che l'amica parla dell'uomo accanto a loro. Commento della super top model:" Hai notato come gli uomini italiani siano DI GRAN LUNGA PIU' BELLI DELLE DONNE? LE DONNE ITALIANE NON SONO STO`GRANCHE'"
Al che, ovviamente, il bellone concupito rompe gli indugi e in perfetto svedese risponde: " grazie del complimento,ma non sono italiano, sono svedese" Naturalmente svelato l'arcano, l'uomo così bello non poteva certo essere italiano, che sono ovviamente al di sotto degli svedesi ma pur sempre ad un gradino superiore rispetto alle donne italiane. 
Effettivamente fa un po' senso che la cara signora Lindgren sia caduta così in basso in questo libro perdendo parecchio ma parecchio del suo humor. Il libro è comunque molto carino e spiritoso, ma gli stereotipi sugli italiani se li poteva risparmiare.
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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.

Mettiamo le cose in chiaro

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