L'estate senza ritorno

Viveca Sten a Sandhamn, l’isola dove ambienta i suoi gialli.
Ho sempre creduto che il modo modo migliore di capire l`anima di un paese è leggere, leggere e ancora leggere quello che ci raccontano i suoi scrittori. Allora venite con me a casa di Viveca Sten a Sandhamn, la sua isola prediletta nell`arcipelago di Stoccolma, dove la giallista svedese ambienta tutte le sue opere.

In questo luogo, lo scorrere del tempo riguarda solo il mare, il Baltico, a volte massa scura, compatta, altre imbiancato da guizzanti creste bianche, e il cielo, sempre pronto a trasformarsi da azzurro in nero antracite per soffiare ventate di pioggia, come da cupo in un rassicurante sorriso di sole. Ma sulla terra, sul dorso della piccola isola svedese il cui vero nome è Sandön (isola sabbiosa) ma tutti la chiamano Sandhamn, come il suo paese principale), che si può percorrere per intero, a piedi, in mezza giornata, la clessidra sembra capovolgersi soltanto con il cambiare delle stagioni.
L'ultimo romanzo di Viveca Sten, intitolato L'estate senza ritorno, parte da una momento dell'anno tanto caro alla popolazione dell'isola, la Festa di mezza estate, che si celebra appunto in corrispondenza del Solstizio d'estate. Una festa celtica sfrenata della quale vi ho già parlato, una specie di gran carnevale dove ogni anno ci scappa il morto o un incidente grave. Alcol e droga scorrono a fiumi e i giovani si sballano all'infinito complice il sole di mezzanotte.
C``e anche Nora Linde con il compagno Jonas e la figlia di lui, Wilma, che non perde occasione di separare l'amato padre dalla matrigna. Ma questa volta Wilma sarà anche una delle protagoniste della suspence, non rientrerà a casa dopo la notte di festa. A complicare le cose, Victor il bello della compagnia, ricco, con un padre che pensa che il denaro possa comprare tutto, anche l'affetto, viene trovato morto vicino a una spiaggia. In tanti l'hanno visto prima di morire, l'amico di sballi Tobbe, la fidanzatina Felicia, forse Wilma, ma nessuno ricorda niente.
Toccherà, come al solito, a Thomas Andreasson, ispettore della contea di Stoccolma a sciogliere la matassa ingarbugliata, con l'aiuto di Nora, sua amica (ma tanto amica) da sempre.
Non posso dirvi di più, ma sullo sfondo del racconto l'autrice indaga su tre grandi problemi: la frattura tra genitori e figli, gli adolescenti in crisi senza punti di riferimento, e l'infelicità dietro la felicità apparente delle famiglie.
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In Italia per il Salone Internazionale del Libro di Torino, Viveca Sten ha svelato qualcosa in più riguardo a L’estate senza ritorno:
"Ha scelto un argomento a dir poco difficile. Il mondo degli adolescenti è una sfida sia dal punto di vista della narrazione, considerando le diverse regressioni nel testo, sia dal punto di vista psicologico, ovvero comprenderli e parlare di loro. Come mai ha scelto questo insidioso terreno? A dire il vero, ho scritto il libro mentre i miei figli affrontavano l’adolescenza. È stato quello il momento in cui ho iniziato a raccontare di questa vicenda. È un’età complessa, è vero. Bevono quando non dovrebbero. Escono da soli, magari anche la sera, aumentando lo stato di agitazione dei genitori. Quando viene chiesto loro dove sono stati, la risposta è sempre lapidaria. Fuori. Se i genitori esprimono le loro preoccupazioni, ricevono risposte come “ho il telefono con me”. Le dinamiche sono queste, e si ripetono dietro la porta di ogni casa in cui vive un adolescente. È un’esperienza molto comune."
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Come dire: "tutto il mondo è paese."  Aggiunge nonno Franco.
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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.

Mettiamo le cose in chiaro

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