A me il freddo piace.


A me il freddo piace, che volete farci, mi piace quello vero, quello che devi correre, quello che spazza via le nuvole e i pensieri, quello delle mani in tasca, quello che ti congela il naso e stecchisce i capelli. È "Re inverno" quello che mi manca di diù quando stò nella Piccola Città. Il meteo assurdo che mette meno dieci di minima e meno cinque di massima, i calzini nelle case, il vino caldo nel tazzone, la metro riscaldata.
Oggi pomeriggio, tempo da lupi e buio pesto già  alle tre, ho deciso di fare una corsa in macchina fino a Stoccolma (in centro intendo…)Tanto per divagarmi un pò.  Volevo immergermi nell`atmosfera del Natale. Invece sono stato assalito dai ricordi del passato, atmosfere ancora non troppo lontane, fatte di immagini calde, di voci ridenti, di mistica magia. Ma dai Franco! Un balzo indietro può farti bene, non è vigliaccheria come stai pensando, (solo un pò forse…)
Si! Lo ammetto, vorrei fuggire da questo presente che mi fa girar la testa, come una trottola inpazzita tanto da schiacciarmi in una morsa cuore e cervello. Mi fermo a guardare la vetrine di NK, i bambini guardano incantati, mentre a me manca un pò il fiato e non correvo neanche. Anche se per un attimo ho pensato di farlo, con la voglia incoerente di scappare da questa follia di luci e cori natalizi. per tornare quando tutto sarà passato. 

Quando tutto sarà tornato come sempre. Almeno ci sono abituato. Meglio tenerle a bada le emozioni. Molto meglio le strade della Piccola Città di sera. Quando il cappotto era leggero e rivoltato ma andava bene lo stesso. Per quello strano freddo mediterraneo, spesso umido, fastidioso, ma non mi trafiggieva le ossa, non mi cogelava le budella.
Il freddo di Stoccolma sarà anche più secco, ma ti colpisce la faccia con delle scudisciate da lasciarti i lividi. Ed io che ho appena detto il freddo mi piace. E tutte ste`luci, la finta allegria di tutte ste`canzoncine di Natale, tutte uguali, sentite e risentite milioni di volte, richiamo per le allodole, quasi sensuale, di negozi sfafillanti di luci accecanti. Sono intorpidito dal freddo, smarrito in questo ”gran casino” traboccante di ansia e rimpianti.
Via Centocelle, "con le luminarie" Come sembrano lontani quei Natali che piacevano tanto a noi bambini.  Noi che ci accontentavamo di dolci sciocchezze, non quelli di oggi furbi ed esigenti, che se Babbo Natale non gli porta la Playstation o l’iPod Touch come minimo ti strangolano.  

Le passeggiate in Via Centocelle, in una Piccola Città svuotata e un pò grigia, dopo il pranzo di Natale in famiglia, solo noi come sempre.  I grandi che passeggiavano sul lungomare conosciuto da una vita, felici solo di poter respirare l`aria di mare. E noi bambini che giocavamo ai cawboy stringendo in mano le  pistole a tamburo 8 colpi dell`anno prima. Conservate con cura da mamme prevvidenti, che ogni anno dato che erano sempre più usurate si inceppavano, ma che ci facevano comunque inpazzire di gioia.
Gli struffoli fatti da mammá, ci aspettavano a casa, al ritorno dal giro natalizio della nostra cittadina, li avremmo mangiati per cena, che gioia, e forse anche qualche pezzettino di torrone, quello sfuso, duro come una pietra, cento forse duecento grammi massimo, comprato a peso al chiosco del pincio. Vorrei non pensare, sperare.  A questo punto della mia vita ho i piedi a terra io, cavolo sono responsabile non posso sognare. Dopo tanti colpi bassi, ho una bella corazza solida e mi ci nascondo dietro. E il freddo mi piace.
Natale a Stoccolma, a Kungsträdgården, con il suo grandioso albero di Natale, con i pattinatori che sembrano volare sul ghiaccio liscio e solido della sua bella pista ghiacciata. 
O meglio il Natale di tombolate e giochi di prestigio con le carte. 

Ma smettila nonno Franco di fare paragoni inutili. 

Si! Forse è meglio che lo osservi da lontano questo Natale, anche se ci sono immerso fino al collo.  
È stato bello, però, per un momento credere
Alla prossima Bella Gente.

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.

Mettiamo le cose in chiaro

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