Voglia di caldarroste o nostalgia di casa?

Voglia di caldarroste o nastalgia di casa. Chiamatela come volete ma a me con queste belle giornate di matà Ottobre per la verità già un pò freddine (pensate ieri erano solamente +5 gradi) a me è venuta ”la voglia matta di caldarroste.” Allora amici e amiche non mi lasciate solo! Fatemi compagnia e prepariamole insieme.

Promemoria:
Allora, le caldarroste non sono altro che castagne (dalle mie parti buonissime quelle di Tolfa) incise e cotte sul fuoco, all'interno di recipienti bucherellati. La cottura ideale avviene sulle braci di un camino, che aromatizzano le caldarroste ma si riesce anche a cuocerle sul fornello, anche se non hanno lo stesso sapore.


Preparazione:
Prima di cuocere le castagne bisogna procedere a castrarle, ovvero a praticare un taglio orizzontale sulla buccia dalla parte bombata stando attenti a non intaccare la polpa. Questa incisione serve per evitare che le castaghe scoppino durante la cottura.
Porre le castagne in una padella di ferro bucata, mettere il coperchio e cuocere a fuoco medio per 15 minuti circa, fintanto che la buccia risulti uniformemente bruciacchiata. Girare spesso durante la cottura.
Assaggiare sempre prima di ritirarle per verificare la cottura, da prolungare se non fossero ben morbide.
Avvolgere le castagne in un panno umido per 10 minuti circa, per favorirne la spellatura.


Servire.
Va detto, oltre ad essere squisite da gustare, magari con un buon bicchiere di vino (“novo” o d’annata, decidete voi è questione di gusti), la castagna fatta sul fuoco, la bruciata, è un vero simbolo di socialità per l’autunno. Dalla raccolta al sacro atto di mangiarla indiscutibilmente in compagnia (si è mai visto uno felice che mangia un cartoccio di castagne da solo?).
Grazie della compagnia e buona giornata.
N.B. Ci tengo a precisare che questo post non è stato sponsorizzato da nessuna fabbrica di castagne o di padelle per caldarroste, né tantomeno da proloco che organizzano sagre.
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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.

Mettiamo le cose in chiaro

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