Auguri.

Stamattina 2 Gennaio del 2020 possiamo ricomnciare dal pontile giù al lago. Abbiamo bisogno di un termine per iniziare il nuovo. Che magari nuovo non è ma è un modo diverso di vedere e vederci. Lo chiamo cominciamento perché è un atto di volontà, un voler vedere, mutare ciò che ci rende meno noi stessi. Non è facile. Implica svelamento, ossia vederci come siamo davvero e non sotto innumerevoli croste di abitudini. Neppure le idee che diamo per scontate sono davvero così solide se le esaminiamo, spesso sono convenienze, modi per vivere senza problemi. Se ci basta, va bene così e si può continuare indefinitamente. Qualcosa ci stupirà, molto meno di quanto vediamo. Qualcosa ci emozione dà, molto meno di quello che c’è oltre le barriere che abbiamo messo. Basta accontentarsi, ovvero farsene una ragione, come se le ragioni potessero emergere come elemento che continua nel tempo. 

Le ragioni sono le firme dei nostri armistizi, necessari per non essere travolti da una disfatta, utili a riprendere fiato, ma inefficaci per mutare un desiderio, una passione in vittoria. Nelle vite mettiamo limiti diversi, alcuni, importanti, sono necessari per non offendere gli altri, per conformare le nostre azioni a regole che abbiano un futuro. Altri paletti sono convinzioni religiose, paure e fedeltà che cercano di evitare guai. Ci sono poi convenzioni, comodità, finti principi, convenienze, non poche meschinità che se lette correttamente darebbero il valore reale del nostro io e delle nostre vite. Tutto importante e legittimo, noi siamo quello che scegliamo di essere, ma non raccontiamoci che questo vivere non fa macerie e danni. Non abbiamo inventato il male minore e l’accontentarsi per far diventare una scelta un po’ paurosa una necessità buona e fertile di futuro? Il fatto negativo è che sappiamo che non è vero, che nulla di ciò che facciamo è perfetto e che quel restare sulla strada vecchia non è avere un passato, una raccolta di successi e fallimenti ma la paura boja di andare in territori sconosciuti dove ci sono altre regole e tutto viene azzerato. C’è chi riesce davvero a cambiare vita e chi lo sogna. 
Entrambi sono migliori di chi non sogna più. Dovrei trarre delle conclusioni, propormi qualcosa, faccio entrambe le cose ma riguardano me, le mie paure e il mio coraggio, la capacità di cambiare e l’insofferenza del lasciare che le cose generino una costante malinconia e insoddisfazione. Noi non siamo stati fatti per questo, l’insoddisfazione l’abbiamo creata giorno dopo giorno allontanando la curva che ci rappresentava da quella che vivevamo. Non siamo stati fatti per essere infelici, nessuna educazione può affermarlo, ma per essere a volte felici, qualche volta soddisfatti, sempre alla ricerca di ciò che corrisponde a noi e ai desideri che contengano. Ciò che auguro a me e che riguarda anche voi, è di vedermi come sono e come potrei essere, di avere forza per colmare un divario di fatica perché nulla sarà regalato, di avere coraggio di lasciare ciò che non fa bene, che tiene legati ed essere felice o infelice ma per mia scelta. Che il tempo sia buono e il cuore grande. Buon futuro a tutti voi e a me
Willyco in alto, senza parere per nonno Franco a Stoccolma.
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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.

Mettiamo le cose in chiaro

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