
"Diciamolo," rubando una citazione di Fiorello. Il mercatino di Natale di piazza Navona non ha sicuramente il nordico fascino dei mercatini di Stoccolma. Manca la neve, mancano le renne e perfino gli abeti.
Non si beve vin brulé, al massimo una cioccolata calda. Eppure oggi per ragioni ancora del tutto sconosciute ho vagato per Roma mendicando aghi di pino, neve sintetica e casette di corteccia made in Taiwan a piazza Navona.
C`erano anche i ciambellari, bancarelle che vendevano caramelle gommose e mele caramellate. Statuine del presepe a prezzi improponibili e la solita collezioni di gnomi, fate e draghi (un giorno, cari connazionali qualcuno di voi mi dovrà spiegare come avete sviluppato questa passione decisamente svedese per folletti & co.), oltre ad un sempre troppo ricco catalogo di borse-collane-fermagli-spille in feltro (altro primato in costante crescita in fatto di cattivo gusto).
Merito ovviamente, di trovarsi in uno dei luoghi più belli al mondo di potersi specchiare nella Fontana dei Quattro Fiumi del Bernini mentre si ammira l’opera del Borromini, la chiesa di Santa Maria in Agone.
Il ruggito di una moto di una vicina strada mi appare così affine a quello di un felino ai tempi dei gladiatori nell’Antichità. Anche allora i mercanti affollavano le vie con i loro prodotti. Oggi, non è cambiato poi tanto. Forse solo l’abbigliamento e un pò di tecnologia.
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