Pensieri e profumi di pane italiano

Ciao a tutti...come state...?? Quassù è una bella giornata con temperatura è 21°C si sta veramente bene essendo il grado di umidità nell`aria di appena 39 %. Anche le restrizioni per noi over-70 sono state un pò allentate e dopo la seconda dose di vaccino potremmo di nuovo abbracciare i nostri nipotini. Anche se in un certo senso la quarantena per noi over-70 continua in quanto ci viene ricordato e "raccomandato..." ogni giorno di lavarci spesso le mani, mantenere le distanze di 2 metri, evitare di incontrare sconosciuti, incontrare famigliari all`aperto, sempre a debita distanza, evitare se possibile di usare mezzi pubblici, evitare sempre se possibile di entrare in centri commerciali etc... Naturalmente  tutti gli over-70 come me hanno eseguito alla lettera queste raccomandazioni date continuamente da: "Hälsovårdsmyndigheten" (Agenzia sanitaria per le salute pubblica.) Ci siamo praticamente isolati da soli. Capito che furbi che siamo...?? Ma oggi è una bella giornata di sole e io ho bisogno di profumo di pane italiano, adesso esco, mi metto la mascherina (per la mascherina non c`è l`obbligo ma io sono fifone...) e vado a comprarlo, al centro commerciale dove abito c`è una panetteria gestita da un un nostro connazionale ed è sempre fresco. Venite con me...?? Così mi fate anche un pò compagnia e vedete anche dove abito (le foto sono tutte mie.) Andiamo!
Perché è poi tanto tempo che cammino su queste strade di un förort (sobborgo) a sud di Stoccolma che mi sorprende sempre quando mi arrivano certi flashback che a volte mi fanno quasi perdere l’equilibrio. Come uno schiaffo improvviso inatteso. Allora per esempio questo mio piccolo sobborgo o förort come si dice quassù dove abito oramai da qualche anno, beh, io ne conosco tutte le strade e i marciapiedi e non è mica così piccolo. Ci vado in giro tanto in auto e a piedi e riconosco i cartelli stradali. Sò dove c’è uno stop coi graffiti che dice:"stop eating animals" (smetti di mangiare animali) dove c’è quel bell`albero di glicini che fiorisce ogni anno come una nuvola lilla passo la pizzeria vicino casa al ritorno dalla mia passeggiata tutti i giorni e so che sentirò quelle voci alte del proprietario e forse un cliente anche prima di arrivarci perché quelli quando parlano gridano...e non cambiano mai. Vedo una lattina di birra buttata al lato del marciapiede e forse anche la pagina di una rivista accartocciata e mi viene la voglia di tirarla su e gettarla in un cestino. Insomma roba da tutti i giorni che non dovrebbe farmi né caldo né freddo. Invece mi fa venire la pelle d’oca. Penso ad un quartiere della Piccola Città con i grossi bidoni del pattume tutti in fila, pronti; ma lì a terra proprio vicino ci sono dei rimasugli quasi fossero stati rigurgitati. 
I negozi la lavanderia/sartoria gestita da una famiglia siriana nel centro commerciale di Tullinge dove c’è un manichino in vetrina con un vestito viola che non cambia mai e penso a quell’altra lavanderia sempre nella Piccola Città lassù vicino al Faro dove non sono mai entrato ma quell’odore di amido è sempre lo stesso. E mi confonde. Sono qui oppure sono laggiù. Ho diciotto anni o qualcuno in più? Sono lo stesso, io, quello di allora ma anche tanto un’altro che spesso non mi riconosco. Certo, è il viaggio della vita lo so, succede a tutti ma salto da un’immagine all`altra, io, da un secolo all`altro, e gli anni, well (bene) mi sono sfuggiti mentre pensavo al futuro. Degli altri... Oppure, di me insieme agli altri perché come entità non esistevo più. Ma che cavolo sto dicendo...? No, non lo so neanche io, ho in mano un filo che cerco di tener stretto (dritto, teso), ma si attorciglia e mi scappa dalle dita finché svanisce per sempre. Passo una panetteria italiana gestita da un nostro connazionale:"Pane italiano" l’aroma è piacevole caldo un pò esotico.
Rivedo il mercato di piazza Regina Margherita della Piccola Città il forno di Spinelli sotto la scaletta del mercato: piccolino il negozio ma c’è tanta gente che non riesco neanche ad entrare; sono le undici e mezza o mezzogiorno. Filoni lunghi e dorati. O più scuri e schiacciati; tanti panini morbidi e rotondi. Le sfogliatelle, riccie e frolle, i rustici e le zeppole a carnevale. La pizza bianca (Dio, quella pizza bianca!) salata con olio e origano …tutta lì per pochi soldi calda e fragrante ne prendo un pezzetto, solo uno, quello più croccante e un pò “bruciacchiato", e lo mangio per la strada…E la domenica poi?  
I maritozzi con la panna la gloria dello Chalet del Pincio ma sì certo un caffè al Ginseng. Ricordo le festicciole a casa di Ornella una vecchia amica di scuola quando avevamo sedici o dieciassette anni Elvis cantava:"It's now or never" le risate acute di ragazzine immature e innocenti  per il nostro giovedì grasso tante zeppole e chiacchiere di carnevale…Ce ne furono molte di quelle feste. Ma noi crescevamo e tutto cambiava. Ci si mettevano di mezzo le ragazze e delle zeppole delle chiacchiere non ce ne fregava più niente. Peccato: facevano male di meno quelle. 
Propio cosi pensieri e profumo di pane italiano. Penso sempre troppo io! Che sia un inizio di demenza senile...?

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.

Mettiamo le cose in chiaro

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