Auguri a tutti dalla città dove sono andato a lavorare!
Per le donne e gli uomini che ancora lavorano.
Per quelli che stanno in cassa integrazione.
E per quelli ai quali viene detto di aspettare, prima, di aver trovato un lavoro, e dopo, di aver aspettato troppo.
Per i ragazzi dei call centre, per i vecchi dei call centre, per tutti quelli che lavorano nei call centre, insomma, che sono le nuove miniere di carbone, adesso che perfino nelle miniere di carbone non si sa se il lavoro domani c’è ancora.
Per tutti quelli che fanno un lavoro per il quale avevano studiato altro.
Per quelli che fanno il lavoro dei loro sogni ma non vengono pagati.
Per quelli che non si arrendono.
Per i ragazzi che vivono fuori all`estero, lontano, dove il rispetto è una parola dal valore diverso che laggiù da voi.
Per gli infermieri coraggiosi che oggi andranno a lavorare.
Per i medici scrupolosi, per gli insegnanti appassionati che insegnano da casa, per gli spazzini attenti, per i virologhi, anche oggi curvi sopra un microscopio, per i contadini sapienti e gli operai che non ci sono più, o forse ci sono ancora, solo che se lo sono dimenticato.
Buon primo maggio ai fiorai, che oggi sono aperti rispettando le norme sanitarie in vigore e poi riempiono il mondo di garofani rossi, a chi fa da mangiare, a chi versa da bere, a chi cura le ferite, a chi disinfetta le strade, a chi sorride all’entrata di una libreria, a chi, a chi guida il pullman, a chi guida la metro, a chi timbra e esce, a chi scopre un vaccino, a chi cerca la cura per il coronavirus, a chi spegne il fuoco, a chi lo accende dentro e va ancora avanti.
Per le donne e gli uomini che ancora lavorano.
Per quelli che stanno in cassa integrazione.
E per quelli ai quali viene detto di aspettare, prima, di aver trovato un lavoro, e dopo, di aver aspettato troppo.
Per i ragazzi dei call centre, per i vecchi dei call centre, per tutti quelli che lavorano nei call centre, insomma, che sono le nuove miniere di carbone, adesso che perfino nelle miniere di carbone non si sa se il lavoro domani c’è ancora.
Per tutti quelli che fanno un lavoro per il quale avevano studiato altro.
Per quelli che fanno il lavoro dei loro sogni ma non vengono pagati.
Per quelli che non si arrendono.
Per i ragazzi che vivono fuori all`estero, lontano, dove il rispetto è una parola dal valore diverso che laggiù da voi.
Per gli infermieri coraggiosi che oggi andranno a lavorare.
Per i medici scrupolosi, per gli insegnanti appassionati che insegnano da casa, per gli spazzini attenti, per i virologhi, anche oggi curvi sopra un microscopio, per i contadini sapienti e gli operai che non ci sono più, o forse ci sono ancora, solo che se lo sono dimenticato.
Buon primo maggio ai fiorai, che oggi sono aperti rispettando le norme sanitarie in vigore e poi riempiono il mondo di garofani rossi, a chi fa da mangiare, a chi versa da bere, a chi cura le ferite, a chi disinfetta le strade, a chi sorride all’entrata di una libreria, a chi, a chi guida il pullman, a chi guida la metro, a chi timbra e esce, a chi scopre un vaccino, a chi cerca la cura per il coronavirus, a chi spegne il fuoco, a chi lo accende dentro e va ancora avanti.
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